Labirinto a chi?
Se è la prima volta che visitate Marrakech, probabilmente vi verrà spontaneo confermare i cliché che la descrivono come una metropoli frenetica, rumorosa e disordinata. La medina è dipinta come un labirinto intricato dove non si riesce a cercare nulla, ma tutto si trova solo per caso; i suk una confusione unica, un universo di mercanzie senza un prezzo stabilito, un brulichio di persone; la lingua un enigma mai sentito e l’alfabeto arabo un mistero calligrafico. Insomma un universo profondamente estraneo, percepito nel migliore dei casi come esotico, nel peggiore come pauroso. Ai nuovi arrivati parrà quasi incredibile, eppure Marrakech è molto diversa. Superata la prima impressione infatti ci si rende conto di essere in una grande città dalla struttura molto chiara. Certo, per capirlo è necessario un po’ di tempo... Marrakech possiede tutta l’aura di una magia esotica, ecco perché è diventata un’ambita meta di fuga: per gli europei freddolosi d’inverno, per i facoltosi investitori, per chi è alla ricerca di spiritualità o di piacere, per gli appassionati di Oriente e per outsider e stravaganti di ogni tipo. Al tempo stesso la città è una calamita per artisti figurativi, letterati, musicisti, registi, designer e per il jet set internazionale fatto di stelle e personalità di spicco: Marrakech ha un qualcosa di incredibilmente mondano, che nel contesto sociale della città può sembrare addirittura osceno, ma anche un qualcosa di incredibilmente misero. Ricchezza culturale, decisi contrasti sociali, centro e periferia... Un universo profondamente estraneo, ma decisamente da scoprire.