Il volume riproduce, a colori, in formato 1:1, le oltre sessanta pagine del taccuino di Cozzi, restituendoci, vorrei dire, non soltanto le immagini dipinte durante la campagna alpinistica, ma soprattutto le emozioni, le sensazioni e le visioni di Cozzi in montagna. I piccoli uomini che si muovono lungo le pareti, fra nebbie e scrosci di pioggia, che salgono e scendono lungo i ghiaioni, che si attaccano a strapiombi, nevai, spigoli e creste, danno, da un lato, una dimensione quasi fumettistica al racconto, dall'altro, ad uno sguardo appena più attento, rivelano la profondità della visione di Cozzi, il suo senso dell'ambiente e dello spazio quasi cinematografici, il coinvolgimento emotivo e creativo durante la scalata, occasione di ricerca e di elevazione spirituale. Ci fermiamo qui: sarà il lettore, ne siamo sicuri, a cogliere i diversi livelli del lavoro di Cozzi e ad interpretare la precisione della descrizione con l'intensità del messaggio trasmesso. Oltre che, beninteso, a godere esteticamente delle belle immagini alpine. Il volume è completato dal racconto di Napoleone Cozzi della prima salita al Monto Toro, della scalata al Campanile di Val Montanaia e dalle “Impressioni di una traversata” al Monte Duranno, nonché da uno scritto di Alberto Zanutti, sempre sul Duranno. Come appendice, l'editore Bepi Pellegrinon ha curato la cronologia delle prime 150 ascensioni al Campanile di Val Montanaia, ricavate dal primo libro di vetta, recentemente rinvenuto negli archivi del Cai di Padova. L'insieme rende con efficacia l'amore e il coinvolgimento di Cozzi per “quelle reggie d'alabastro inafferrabili” che per lui erano le montagne, così come le vedeva da adolescente, quale lontana e vaporosa barriera, da Trieste, dal fondo del Molo Audace proteso nell'Adriatico.