Avventure di un alpinista triestino
Una slavina, a poche centinaia di metri dalla vetta del Pumori, seppellisce Toni ed i suoi sogni, trasformando in pochi secondi una magnifica scalata in un confronto con la morte vinto faticosamente, che segnerà profondamente il rapporto d'amore fra l'autore e la montagna. "Si stacca! Si stacca! Bestemmia! Devo salire per raggiungere il substrato solido. Tento dei passi veloci, disperati. Niente da fare. Bestemmia! Nuotare! Manca il fiato per un attimo. E' già troppo tardi. La neve spinge da tutte le parti, travolge, rovescia, mi sembra di essere un burattino, non ho movimento proprio. Scendiamo con lei. Coprire il viso. Neve nel naso. Soffio. E' arrivato il nostro turno. Neve in bocca! In qualche modo riesco. Scende e spinge, la neve comanda il movimento. Attendo il colpo. Sbatterò da qualche parte. E' toccato proprio a noi! Panico. Respiro affannoso. Pochi secondi. Tutto si è fermato. Mi accorgo che sto orinando. Respiro affannoso. Mi costringo a smettere di orinare ma non riesco a calmarmi. Non mi sono sfracellato. Aspetto i singulti dell'asfissia. Respiro affannoso. Non soffoco ancora. Perché non soffoco ancora?"