L’autore ci regala l’inno a una generazione molto particolare, una generazione che ha voltato le spalle al conformismo e ai principi del “buon senso”, per la quale lo status symbol non è l’ultimo modello di macchina né il più nuovo telefonino, ma il supremo privilegio di poter andare in giro a dire “ieri ho nuotato con i martello”. Una generazione che ha scelto di costruire una scanzonata comunità internazionale in una babele di lingue, usi, costumi, cibi, gestualità e tradizioni tutto nel nome del potersi dichiarare intimi amici delle creature degli abissi e della barriera corallina.