Una sola corda lega otto donne allo stesso destino. L’obiettivo è la traversata est-ovest del Pik Lenin, una delle più alte montagne del Pamir e dell’Asia Centrale. Elvira Shataeva dello Spartak Club di Mosca è stata svezzata tra i rigori gerarchici dell’alpinismo sovietico e sa bene che per condurre le sue compagne dovrà seguire consigli e direttive imposte dall’alto. Pensa che basterà dosare un passo dopo l’altro lungo la via già tracciata e poi, unite e decise, puntare alla cima, nelle atmosfere rarefatte dei settemila. Dal campo base e nell’euforia del colorato meeting alpinistico internazionale organizzato in quei giorni dell'estate del ‘74, si inizia a seguire la progressione: si puntano i cannocchiali sulla montagna, dalla radio sono dettati ordini e informazioni. I giorni passano, tutto sembra andare per il meglio finché il meccanismo si inceppa. Uscita dopo lunghe ricerche negli archivi di Mosca e assemblata in una successione di quadri distinti, la vicenda appare qui scritta “in soggettiva”: pensieri, sogni e angosce delle protagoniste scandiscono il ritmo diventando l’inconsueta voce narrante del libro. Un testo potente e atroce; lo sguardo di una donna sulla più grande tragedia femminile in montagna.