Gli alberi fungono da fari, sentinelle e compagni che ci orientano lungo il nostro cammino. Simboleggiano le nostre radici, rappresentando punti di stabilità nel vasto mondo naturale.
In un contesto di pianura urbanizzata che lo opprime, Vittorino Mason cerca un modo per “lasciarsi vivere” in questo periodo di caos e confusione. Nella natura montana ritrova il silenzio perduto, capace di essere ascoltato da chi sa prestare attenzione. Stabilisce un dialogo con faggi, aceri, betulle, pini cembri, pini neri, ontani, abeti, larici, frassini, pini mughi, carpini e tigli, che diventano amici discreti e pazienti, dotati di un grande dono: l’attenzione. Attraverso questa conversazione con gli alberi, recupera le sue radici e la terra, trovando un luogo dove fermarsi e sentirsi a casa.