Il suo curriculum già era impressionante, quando Marco Siffredi nel 2001 affrontò l’Everest. Ma la sua fama non superava la cerchia degli addetti ai lavori e a Chamonix, dove viveva con la famiglia, il suo carattere sopra le righe lo aveva messo in contrasto con le austere guide alpine della capitale dell’alpinismo. Dall’incredibile prima discesa con la tavola dal Nant Blanc dell’Aiguille Verte, sulle tracce del suo ispiratore Jean-Marc Boivin, alla prima discesa integrale dal tetto del mondo, le sue imprese sono in anticipo sui tempi.
Lo sarebbe ancora di più il progetto di scendere l’Hornbein Couloir, di nuovo sull’Everest, nel 2002. Gli sherpa lo vedono imboccare il canale sulla parete nord, poi ne perdono la scia. Jeremy Evans ha messo in piedi un’imponente inchiesta all’americana per provare a capire le ragioni della scomparsa di un protagonista assoluto della neve estrema.
Traduzione: Luca Castelletti.
«Marco era un purista, un atleta attratto dall’audace e dal pericoloso. Evans umanizza Marco in un modo che rende la sua scomparsa un ammonimento, ma anche il racconto di qualcuno che ha vissuto con uno scopo. Come la maggior parte delle grandi storie con protagonisti audaci, avremmo però voluto che la vita di Marco potesse finire diversamente».
Jimmy Chin, premio Oscar nel 2018 con Free Solo
«Avvincente. Allarmante. Uno sguardo affascinante sul mondo degli atleti estremi che rischiano tutto per seguire la propria passione, vivere secondo le proprie regole e morire senza rimpianti. Marco ha vissuto un’avventura ad alto rischio a un’altitudine estrema che sfida la comprensione».
Dierdre Wolownick, madre di Alex Honnold e autrice di In cordata con Alex (Mulatero Editore)