La Val Masino, nella sua parte classica, ha una scalata ormai démodé, priva di grandi numeri, quelli degli abbonati ai bollettini di guerra dei gradi. Qui pochi personaggi riescono ad apprezzare il gesto imposto dalle lisce placche mal protette e dalle rare fessure, e a trovare il giusto compromesso con le proprie paure.
E se le gioie e i dolori della bassa valle non bastano, ci pensa il tramonto sul Martello del Qualido a ricordare che un po’ più in alto si celano pareti vertiginose, big wall che permetterebbero a tanti di evitare costosi viaggi oltre oceano per vivere e raccontare storie degne della “S” maiuscola!
Sempre in Val Masino si sono sviluppate col tempo talmente tante altre vie, falesie e blocchi che ce n’è davvero per tutti. Anche se per alcuni la “valle” rimane quella delle placche poco frequentate, sospese sopra i boschi di faggi, ora tutti possono trovare l’oggetto dei loro desideri nello stesso fragile e bellissimo contesto.
In questo numero abbiamo cercato di evitare l’ovvio e di andare a cogliere qualche piccola sfaccettatura, magari non troppo conosciuta, che permetta da un lato un approfondimento su alcune vie o storie o uomini che riteniamo speciali, e dall’altro che sia di stimolo ad andare a ricercare quel qualcosa che comincia dove finisce la mera descrizione della via, che si può trovare solo vivendo la valle. Consci del fatto che stiamo entrando in un giardino tanto bello quanto delicato, sempre severi guardiani di noi stessi e degli altri, poiché se qualcuno mai dovesse entrarci non in punta dei piedi, romperebbe l’incantesimo.