La guida aiuta a riconoscere circa 300 tra i fiori alpini più diffusi in Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. Dall’altopiano di Asiago alle Dolomiti, dalla catena del Lagorai alle Alpi Giulie e Carniche, fino alle Prealpi Bellunesi e Trevigiane ed al Massiccio del Grappa: un vero e proprio manuale di consultazione per tutti gli escursionisti che vogliono conoscere un patrimonio naturalistico unico.
Dall’altopiano di Asiago alle Dolomiti, dalla catena del Lagorai alle Alpi Giulie e Carniche, fino alle Prealpi Bellunesi e Trevigiane ed al Massiccio del Grappa, Lucia Merlo propone per ogni fiore una scheda che riporta, a fianco della fotografia della pianta, nome scientifico, nome italiano più diffuso, periodo di fioritura, eventuale preferenza di substrato, altezza della pianta dal suolo, dimensione del fiore o dell’infiorescenza, descrizione di foglie fiori e altri caratteri importanti per il riconoscimento, indicazioni sull’habitat, intervallo di altitudine, luogo in cui è stata fotografata la specie, rarità e difficoltà a distinguerla da altre piante.
In appendice il libro è completato da un glossario che spiega i termini botanici utilizzati nel testo. “Sono tutte informazioni sintetiche ma che permettono anche agli osservatori meno preparati di riconoscere le specie che si possono incontrate camminando in alta montagna – spiega Lucia Merlo – La scelta di focalizzare l’attenzione sul Triveneto, anziché su tutto l’arco alpino, è stata voluta proprio per limitare ulteriormente la possibilità di confusione con altre specie non presenti nelle nostre zone. Ciò nonostante – fatta esclusione per molte specie dalle caratteristiche uniche ed evidenti – l’escursionista dovrà fare comunque attenzione ai dettagli. Con un po’ di pazienza, specie all’inizio, e con la guida in mano sarà possibile per tutti arrivare a dare un nome alle piante incontrate. In questo senso utile è anche il formato tascabile del volume, pensato per essere agilmente infilato nello zaino. Con l’auspicio che – al rientro dall’escursione – ci accompagni una maggior consapevolezza della ricchezza del patrimonio vegetale dei nostri monti”.