Il Piave racconta la Grande Guerra. Non quella di scontri e battaglie, ma le storie umanissime dei piccoli e a volte involontari protagonisti del conflitto: bambini, donne, soldati. Vite diverse, accomunate dal legame con il fiume che diverrà sacro alla Patria.
A raccontare è Antonella Fornari, alpinista e scrittrice, nel suo nuovo libro “Il Piave mormorò”. L’attenzione dell’autrice si concentra sull’ultimo, difficile anno di guerra. Le vite di cui narra attraversano fatti epocali come gli ultimi scontri ad alta quota, il dopo Caporetto, il profugato. Ogni racconto è una voce “dimenticata”, non riportata oppure solo parzialmente presente nei resoconti ufficiali ma per questo capace di raccontare con grande forza cosa fu la Grande Guerra.
Palcoscenico delle vicende racchiuse nel libro è il fronte dolomitico orientale. “Il Piave stesso è un figlio di queste montagne bellissime – spiega l’autrice – esattamente come lo sono gli uomini e le donne che vivono in questi luoghi. E dunque, quale testimone migliore per riportare a galla queste storie? Esse rompono il silenzio in cui sono state confinate per anni esattamente come fa il Piave: fiume dal carattere tenace che sfugge alla prigionia delle dighe costruite dall’uomo e sempre ricompare per regalare a tutti noi il suo straordinario colore. In esso si legge la storia antica dei paesi che attraversa, con la luce della cultura e gli affanni della guerra. Una guerra sul Piave e per il Piave divenuto nel tempo simbolo della vita e dell’energie di queste vetuste terre. Il Piave dunque e le sue acque fatte di gocce senza tempo sono il filo conduttore di questi piccoli racconti: quasi miracolosamente sopravvissuti allo scorrere della Grande Storia e che queste pagine riportano alla luce”.
In un continuo omaggio a cime e paesi dolomitici, da Sappada a Pieve di Cadore, nelle pagine di Fornari tornano a rivivere figure come quelle di Pio Solero, Camillo De Carlo, Elia Tobolo de Lorenzo, Giovanni Fontana, Orazio De Zolt, Giovanni Francesco Coffen, Giovanni Da Vià Biral. I loro nomi sono per la maggioranza sconosciuti ai più, ma conoscere la storia a cui sono legati significa aprire squarci di realtà diversi sul primo conflitto. Scoprendo come la grandezza non fu solo degli eroi, ma anche dei piccoli.
Il 1918, l’occupazione austriaca dell’Italia, la fame, le storie sempre diverse che quasi miracolosamente sopravvivono allo scorrere inesorabile del tempo ed infine il Piave: fiume dal carattere tenace che sfugge alla prigionia delle dighe costruite dall’uomo e sempre ricompare per regalare a tutti noi il suo straordinario colore. Colore in cui si legge la storia antica dei paesi che attraversa, con la luce della cultura e gli affanni della guerra. Una guerra sul Piave e per il Piave divenuto nel tempo simbolo della vita e dell’energie di queste vetuste terre. Il Piave dunque e le sue acque fatte di gocce senza tempo sono il filo conduttore di questi piccoli racconti: quasi miracolosamente sopravvissuti allo scorrere della Grande Storia