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Guida di Trento
Curcu & Genovese | Trento | 2017 | pagine 136 | 14 x 21

Guida di Trento

colla Funivia di Sardagna-Monte Corno e il Bondone

Livio Pranzelores è un giovanotto di 98 anni. Mi viene a trovare, accompagnato ora dalla nipote, ora da Benedetto Trettel o da Graziano Riccadonna, per salutarmi e per propormi anche qualche nuova iniziativa. L’anno scorso ha caldeggiato e sostenuto la nostra ristampa, in anastatica, del bellissimo libro di Gian Pacher “Cara vecchia Trento”, edito per la prima volta nel 1978 dalla Casa Editrice Panorama dell’indimenticato Luigino Mattei. 
Il successo e il gradimento di questa iniziativa hanno spinto l’incredibile Livio a proporci una nuova ristampa, sempre in anastatica, di un libro edito addirittura nel 1927 per i tipi della Tipografia Editrice G.B. Monauni di Trento. L’autore? Il suo amatissimo padre, Antonio Pranzelores, insigne studioso e appunto autore di molte pubblicazioni, fra le quali questa “Guida di Trento colla Funivia di Sardagna - Monte Corno”, che con piacere riportiamo in libreria. 
Ma c’è anche una motivazione ulteriore.

Già il titolo, infatti, lo esprime chiaramente: guida di Trento sì, peraltro riccamente illustrata, ma con un’attenzione particolare alla sua montagna, il Bondone, e a quell’ardita, avveniristica e futurista funivia di Sardagna-Monte Corno. E allora la motivazione ulteriore, oltre al fatto di essere quasi nati sul Bondone, è che il secondo tronco Sardagna Monte Corno, ideato e progettato la bellezza di oltre 90 anni fa, ma che non è mai stato realizzato, recentemente è tornato alla ribalta, in particolare con la delega per lo sviluppo e la promozione turistica del Monte Bondone al Dott. Dario Maestranzi.
Oddio, non che sia una novità: negli ultimi 30-40 anni di proposte e progetti ne abbiamo visti diversi, regolarmente finiti nel dimenticatoio dopo le immancabili e interminabili polemiche. Ma proprio per questo la rilettura di questa Guida potrebbe fungere da esempio e da stimolo per affrontare una volta per tutte questo progetto e, soprattutto, per realizzarlo. Andate al capitolo terzo e scoprirete che la funivia Trento-Sardagna “ebbe la sua attuazione per merito iniziale d’un Comitato promotore di cui erano l’anima i Signori Giovanni Graffer e Cav. Giuseppe Pedrotti di Trento. La Società ebbe la sua costituzione legale nel novembre del 1922 con un capitale sociale di Lire 153.000 ammanito da N° 38 azionisti”. Il 16 dicembre 1926 la Società iniziale si trasformò da “Società a garanzia limitata per la Funivia Trento-Sardagna” in “Funivia Trento-Sardagna-Monte Corno: Società Anonima per Azioni con sede in Trento”. Il 4 agosto 1925, tre anni dopo!, l’esercizio fu aperto al pubblico “…e il movimento in quella prima giornata d’apertura è stato già molto vivace. Forestieri di varie nazionalità sono tosto arrivati in gita dalle stazioni climatiche e balneari circostanti, e sono saliti lassù paghi della vista incantevole, dell’aria balsamica e dell’ottimo trattamento avuto. Tutti i cittadini videro con ambizione la riuscita della bella iniziativa, certi che avrebbe indubbiamente apportato essa pure un notevole contributo all’elevamento economico e culturale della città”. Meraviglioso!
Dunque, dal 1922 al 1925 con un capitale di partenza di 153.000 lire (all’incirca 120.000 Euro attuali), 38 soci fecero accettare, progettare e costruire “la più ardita funivia del Trentino”. Altri tempi, indubbiamente, ma la cosa più evidente è che solo l’impegno e la determinazione di privati imprenditori (non sappiamo se ci fu e a quanto ammontò l’intervento finanziario del Comune di Trento) ha permesso che un sogno venisse realizzato. 
Anche oggi sarebbe quindi indispensabile che un gruppo di imprenditori che credono in questo progetto si impegnasse per mettere le basi – progettuali, organizzative, finanziarie – di una Società Funivia Trento Bondone. Ricordo anche che per costruire il rifugio Candriai, sempre nei primi Anni Venti, la S.o.s.a.t. promosse una sottoscrizione pubblica con l’emissione di Certificati Azionari di Lire 50. In breve raccolse 60.000 lire, la metà del costo complessivo della struttura. 
Ai promotori di oggi, invece, si potrebbe affiancare un finanziamento collettivo, un crowdfunding finalizzato al progetto funiviario. A varie quote di finanziamento potrebbero corrispondere, per esempio, diversi tipi di abbonamento per l’utilizzo futuro dell’impianto. 
Solo così, solo con l’impegno iniziale e determinante dell’iniziativa privata si potrà poi sollecitare la politica e il pubblico a fare la sua parte. E forse a tacitare, convincere (lo dubito), le cassandre, i contro sempre e comunque, i campanilisti interessati e i politicanti dei “Libri bianchi” che sempre hanno contribuito ad affossare ogni progetto. Da troppi anni la funivia Trento - Bondone, con le sue importanti ricadute economiche e sociali, attende di essere realizzata.
Vorrei concludere tornando alle parole di Antonio Pranzelores, quando scrive del tronco Sardagna-Monte Corno, iniziato secondo lui il 13 maggio 1926, giorno dell’inaugurazione della strada Sardagna Paese - Stazione della Funivia, ma in effetti mai realizzato, se non in una bella cartolina a colori, peraltro abbastanza approssimativa. Il progetto prevedeva una lunghezza di 2500 m. con due soli sostegni intermedi ed arrivo sul Monte Corno (a monte di Vaneze?) “Il luogo per la seconda stazione non poteva essere meglio scelto: dalle vicinanze vista superba su Trento e su tutto il grandioso anfiteatro dei monti, magnifico il Gruppo di Brenta colla Tosa (m. 3176) simboleggiante la Regina Margherita. Così la funivia raggiungerà un’altitudine tale, per cui la salita del Bondone in ogni sua parte si ridurrà a poco più di una comodissima passeggiata o sia pure d’una gita sopra i soffici tappeti naturali privi di polvere, di sassi, di fango.”
Così parlò Pranzelores, nel 1927…
Paolo Curcu

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