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A un passo dalla libertà
Priuli & Verlucca | Guido Novaria | Giampiero Paviolo | Ivrea | 2002 | pagine 119

A un passo dalla libertà

1944 odissea sul Colle Galisia

Da questo libro è stato tratto lo spettacolo "Domani sarà tutto finito" rappresentato dalla compagnia Esperimenti Teatrali con la regia di Mauro Stante.

Una lunga marcia nella neve per raggiungere il colle Galisia, a 3000 metri di altezza, fra le valli Orco e d’Isère, al confine italo-francese. È il novembre del 1944, la guerra sta per entrare nell’ultimo, difficilissimo, inverno. Un gruppo di soldati inglesi, fuggiti dai campi di prigionia tedeschi e rimasti nascosti in Canavese per alcuni mesi, chiede aiuto ai partigiani italiani per raggiungere la Francia già riconquistata dagli Alleati, dopo lo sbarco in Normandia. La colonna arriva a Ceresole Reale: di qui inizia la salita a piedi verso il colle Galisia. Il tempo è brutto, comincia a nevicare, più in alto c’è bufera. Il tenente Vittorio dà l’ordine di partire e incita gli inglesi: «Quattro, cinque ore al massimo e arriveremo sul colle; poco più sotto c’è il rifugio Prariond: allora sarete finalmente liberi».

Dall'introduzione

DESTINAZIONE VAL D’ISERE

La più grande tragedia di montagna avvenuta sulle Alpi durante la seconda guerra mondiale. Una normale corvée, come la definivano nei loro rapporti i comandanti partigiani, fra Italia e Francia per “scortare” un gruppo di soldati inglesi fuggiti dai campi di prigionia, si trasforma in una trappola mortale per quarantun persone, inghiottite dalla neve e dalle slavine, lungo la discesa attraverso le insidiosissime Gorges du Malpasset, dopo aver sfiorato, senza neppure vederlo, il rifugio del Prariond, la salvezza per l’intera colonna.
Quarantun corpi, molti dei quali rimasti senza nome, sepolti nel cimitero militare inglese di Trenno, centro alle porte di Milano. Quarantun storie che si aggiungono a quelle dei tre superstiti, l’ultimo dei quali, l’inglese Alfred Southon, è scomparso improvvisamente pochi anni fa durante una vacanza a Malta. E a quelle di un gruppo di ex prigionieri slavi che si unirono al gruppo, partendo però in netto anticipo rispetto al resto della colonna. Particolare che getta un ulteriore elemento di inquietudine sulla vicenda.
Uno scampato, lo slavo Iso Altaraz, nel ’95 durante la cerimonia organizzata a Ceresole Reale per ricordare la tragedia, esattamente a mezzo secolo di distanza da quei giorni, riaccese le polemiche già scoppiate all’indomani della scoperta dei corpi lungo le Gorges du Malpasset. Subito dopo la Liberazione, i comandanti partigiani delle formazioni Giustizia e Libertà, particolarmente attive durante la resistenza sulle montagne delle valli Orco e Soana, si chiesero perché il “tenente Vittorio”, comandante della colonna, diede l’ordine di partire alle dieci di mattina, nonostante il tempo pessimo di quel mercoledì 8 novembre 1944.
E ancora: perché i partigiani italiani, più esperti di montagna, non si resero conto che la preparazione degli inglesi per quella salita, diventata così impegnativa per il maltempo, era assolutamente insufficiente? […]

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