La Grande Guerra sulle Dolomiti raccontata attraverso l’archivio di immagini inedite del maggiore medico Ugo Cerletti: un repertorio di oltre 200 spettacolari fotografie che per la prima volta vengono rese accessibili al grande pubblico con il libro “Sei mesi in guerra sulle Dolomiti”. Gli autori sono Giovanni De Dona, Bruno Marcuzzo e Walter Musizza che, grazie alla disponibilità della figlia di Cerletti, Margherita, hanno . Gli autori aprono una pagina aprono con quest’opera una pagina ignota
Il dottor Ugo Cerletti (1877 – 1963), figlio di quel Giovanni Battista che nel 1876 aveva fondato la prima scuola italiana di enologia e viticoltura a Conegliano, è divenuto famoso soprattutto per le sue scoperte nel campo della neurologia e psichiatria. Un contributo il suo al progresso certo non scevro di polemiche e di contestazioni, legate soprattutto all’applicazione del tanto discusso “elettroshock” nella cura di alcune malattie nervose, ma comunque importante e decisivo nella storia della medicina, tanto da fargli rasentare la candidatura al Premio Nobel.
Prima ancora di dedicarsi allo studio del cervello umano, egli legò però il suo nome alla Grande Guerra, durante la quale fu prima Capitano e poi Maggiore Medico sul fronte dell’Adamello e sulle Dolomiti d’Auronzo.
La guerra fu per lui esperienza preziosa di vita e di lavoro, com’era logico in un giovane uomo ricco di intelligenza, acume e fantasia, chiamato ad applicare i dettami fino allora appresi della scienza medica sull’arduo tavolo degli ospedali del fronte e delle retrovie. Ma la vita a contatto delle armi e della lotta seppe sollecitare ed incanalare la sua genialità anche verso strade diverse ed inopinate, addirittura paradossali, facendo di lui, seppur solo per una parentesi di vita, un vero inventore di strumenti bellici, il “padre” della spoletta a scoppio differito.
Questo libro vuole essere il racconto del primo capitolo di siffatta singolare avventura, quello ambientato nei boschi e sulle crode del Cadore, con i primi esperimenti effettuati e la realizzazione dei primi prototipi, tra luglio 1916 e gennaio 1917, nel periodo precedente alla sua discesa a Roma per la messa a punto del dispositivo presso i laboratori dell’Ispettorato dell’Artiglieria.
Ciò è stato possibile attingendo non solo al diario dello stesso Cerletti, pubblicato postumo a cura della famiglia, ma pure ad un’ulteriore sua dote rimasta finora poco nota, ovvero alla sua passione per la fotografia, che lo portò ad immortalare in centinaia di scatti vari aspetti e personaggi della vita al fronte, all’ombra delle più belle montagne di Auronzo e del Comelico.
Ne esce così un inaspettato compendio di esperienze strettamente personali e di emozioni collettive, in cui la memoria scritta e l’immagine rubata alla contingenza bellica e sociale si fondono ineffabilmente sullo sfondo delle nostre Dolomiti.
Uno scorcio di storia colto da una singolare prospettiva, per ricordarci un uomo eccezionale, certo, ma anche le tante cose cambiate in 100 anni in tanti paesi delle nostre Dolomiti e – soprattutto – l’immutata bellezza di quello che fu il teatro in cui si esplicò allora il genio di uno e la lotta di centomila.