Nessuna attività sportiva ha vissuto negli ultimi decenni un’evoluzione tanto spasmodica e ricca di episodi sbalorditivi quanto l’arrampicata. Divenuta dagli anni Settanta una disciplina a sé, con una propria etica e una propria ragion d’essere, l’arrampicata è passata attraverso una generazione di pionieri che si sono affrancati dall’ossessione alpinistica rivendicando alla loro passione valore, stile e dignità propri. Alla montagna si sono sostituiti altri terreni di gioco: la falesia, le brevi pareti, i difficili blocchi di roccia su cui si è sviluppato il bouldering, le cascate gelate e persino i pannelli con appigli e appoggi sintetici, costruiti per allenamenti e gare. L’arrampicata ha le caratteristiche di uno sport, ma anche quelle dell’esplorazione di risalti e complessi rocciosi prima disdegnati dagli alpinisti. In una rapidissima evoluzione, i suoi interpreti hanno saputo reinventare la tecnica di salita portandola a livelli un tempo impensabili, hanno aperto la scala delle difficoltà in precedenza bloccata al VI grado, rivoluzionato i metodi di allenamento, migliorato l’attrezzatura e i sistemi di assicurazione fino a garantire cadute senza conseguenze, e si sono spinti fino ai limiti dell’umanamente possibile. E la corsa, in questo senso, sembra tutt’altro che finita. Roberto Mantovani, uno dei maggiori specialisti italiani di sport di montagna, ripercorre questa storia entusiasmante, partendo dalle straordinarie gesta dei ragazzi che apparvero sulla ribalta quarant’anni fa, fino a raccontare le prime gare d’arrampicata per poi mostrarci una sfilata di incontri e di personaggi mitici: dai campioni francesi agli yankee di Yosemite, dalle imprese di Manolo, Mariacher e compagni agli ice climber di cui fu capofila l’indimenticabile Gian Carlo Grassi. E poi ancora Wolfgang Güllich, Lynn Hill, Alexander Huber, Chris Sharma, Josune Bereziartu e il giovanissimo Adam Ondra: tante storie di uomini e donne in ascesa fra le rocce e i ghiacci, tante sfide estreme alla gravità del mondo.