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La montagna più difficile
Corbaccio | Exploits | Ed Viesturs | David Roberts | Milano | 2/2013 | pagine 350 | 15 x 21

La montagna più difficile

Annapurna, l'ottomila più pericoloso della terra

«Tra tutti i quattordici ottomila scalati tra il 1989 e il 2005, quello che è stato di gran lunga più vicino a sconfiggermi è stato l’Annapurna.» Questo scrive Ed Viesturs della Dea delle Messi, come viene chiamato l’Annapurna, la montagna che più ha sentito come una sfida, fin da quando, ragazzo, aveva letto il celebre libro di Herzog Annapurna, il mio primo 8000. Per ben due volte, nel 2000 e nel 2002, Viesturs ha tentato la salita senza arrivare in vetta. Ci è riuscito solo nel 2005, coronando il suo sogno di scalare tutti i quattrodici Ottomila.

Non è la montagna tecnicamente più difficile, ma è senz’altro la più spaventosa: non c’è una via normale, non ci sono molti punti di riferimento in parete, e ovunque ci si trovi si è esposti a un elevatissimo rischio di scariche e valanghe, per non parlare di crepacci abissali. 183 sono gli alpinisti che l’hanno scalato, ma di questi 61 sono morti: un tasso di mortalità più alto di quello del K2. In questo libro Viesturs ci porta sulla montagna, ci fa entrare nella testa e nel cuore dell’alpinista come solo lui sa fare, spingendoci a condividere con gli eroici protagonisti fatiche, ansie e paure, ma anche gioia, soddisfazione e quel senso di onnipotenza che solo stare sul tetto del mondo può dare.

UN BRANO:
"Ho sempre creduto che quanto si impara in montagna trova applicazione in ogni campo della vita quotidiana. Meditare su ciò che l’Annapurna ha significato per me mi ha spinto a riflessioni nuove e approfondite. Fu un impegno non indifferente tornare lassù per la terza volta, soprattutto quando ormai mi ero convinto che non esistesse alcuna via sicura (e questo è un altro degli aspetti che rende questa montagna unica tra gli ottomila). Credo fermamente nel valore della dedizione, senza la quale, probabilmente, non sarei mai riuscito a conquistare i quattordici giganti. Ma sono consapevole della facilità con cui questa passione può trasformarsi in ossessione."

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