Un inno allo sforzo e allo spirito della cordata.
Un amore contagioso per la bellezza selvaggia dei paesaggi di montagna.
Con riferimenti a vie mitiche, dai Pirenei all’Himalaya, dalle Dolomiti al Caucaso. Una riflessione sul rischio e la scoperta di sé.
Perché andare in cima quando ci si può Accontentare del passo? Perché cercare gli itinerari più diretti, più difficili, più impegnativi? Perché affrontare il pericolo, il freddo, il disagio, la sofferenza, quando i sentieri battuti offrono una scoperta tranquilla della montagna? Lo spirito dell’alpinismo non è quello dei surrogati asettici che la società moderna propone al posto e in cambio dell’avventura alpina. Alla base di questa passione, il bisogno misterioso di superarsi, di confrontarsi con una natura immensa che accoglie e domina, senza che mai la volontà della conquista mini la sua purezza. È di questa mistica dello sforzo inutile che tratta la presente opera. Tenta una fenomenologia di una attività radicata nella tradizione occidentale del superamento di sé, conducendo a un’esperienza che trascende tutte quelle che la vita comune riserva: l’euforia delle cime, la più bella delle ricompense.