Raggiungere la vetta del Nanga Parbat, il più impervio e affascinante degli ottomila himalayani, è il traguardo supremo per i migliori alpinisti: pareti al limite delle possibilità umane, condizioni meteorologiche proibitive, altitudine che toglie il respiro. I suoi versanti sono stati teatro di imprese incredibili e tragiche scomparse. È la montagna simbolo dell’alpinismo tedesco, “Montagna del destino” per molti e, soprattutto, per Reinhold Messner.
Nel 1970 Reinhold e il fratello minore Günther raggiungono la vetta dal versante Rupal. Non sono i primi: già nel 1953 Hermann Buhl aveva conquistato la cima, con una marcia forzata di quaranta ore. Durante la terribile discesa lungo il versante Diamir, Günther scompare. Per trentacinque lunghi anni Reinhold è sospettato di non aver fatto tutto il possibile per salvare il fratello. Il Nanga Parbat è diventato per lui “la montagna del destino”, luogo di profondo e doloroso significato. Vi torna nel 1978, raggiungendo nuovamente la cima, uno dei “suoi” 14 ottomila. Nei decenni seguenti il Nanga Parbat non smette di far parlare di sé. Nel 2005 Steve House e Vince Anderson scalano la parete Rupal e, sul versante Diamir, affiorano i resti di Günther Messner. Reinhold è scagionato da tutte le accuse. Nel mese di luglio 2008 l’alpinista gardenese Karl Unterkircher affronta un’impresa tanto rischiosa quanto difficile, la scalata del versante Rakhiot. Dopo la sua tragica morte avvenuta a metà della parete, i suoi compagni di cordata Simon Kehrer e Walter Nones proseguono la salita, dal momento che scendere è troppo pericoloso: lo fanno attraversando il Silberplateau, la Sella d’argento e per la via Merkl, senza raggiungere la vetta. Questo volume è la cronaca delle numerose spedizioni sul Nanga Parbat a partire dal XIX secolo, e il racconto della personale vicenda umana dell’autore. Nelle sue pagine si alternamo inediti e preziosi documenti d’archivio, appunti di diario, immagini d’epoca e spettacolari fotografie aeree del massiccio, realizzate appositamente dal fotografo pachistano Pervez Khan. Il Nanga Parbat è il più impervio tra gli ottomila dell’Himalaya. Il suo nome significa letteralmente “Montagna Nuda”, per via delle pareti di roccia troppo ripide per essere ricoperte dalla neve. È anche chiamato Diamir, ovvero ”Re delle Montagne“, dal nome di uno dei suoi versanti. È la “Montagna del Destino” per i migliori alpinisti di tutti i tempi e, soprattutto, per Reinhold Messner. È il luogo della tragica scomparsa del fratello Günther e del suo ritrovamento molti anni dopo. Messner racconta in questo volume l’epopea della conquista del Nanga Parbat a partire dal XIX secolo, avvalendosi di prezioso materiale d’archivio e fotografie storiche pubblicate qui per la prima volta. Le immagini aeree del fotografo pakistano Pervez Khan restituiscono intatta la bellezza maestosa di questa montagna, simbolo dell’eterno misurarsi dell’uomo con se ste