Sessanta giovani drogati a bordo del "Bel Espoir" per ritrovare se stessi e la gioia di vivere
Il mare, una barca, il Bel Espoir II, un gesuita, padre Michel Jauoen, e i passeggeri. In questo caso però si tratta di passeggeri particolari: tutti giovani tossicomani imbarcati per seguire un nuovo tipo di post-cura, con l'unico scopo di ritrovare se stessi.
Questo libro, scritto da un altro gesuita pure imbarcato sul Bel Espoir, padre Alain Maucorps, è appunto il racconto di questa esperienza fuori dal comune: "Abbiamo optato per una formula aperta e non costrittiva... contiamo molto sul mare perché ci aiuti a raggiungere il nostro scopo".