Il più strordinario talento del periodo tra le due guerre. Da molti accostato, per l’eleganza del suo stile, al mitico Paul Preuss.
Riccardo Cassin di lui disse: "In più di cinquant’anni non ho mai visto
nessuno arrampicare con tanta apparente facilità, con tanta eleganza".
La grandezza di Comici sta non tanto nella mole delle vie percorse e aperte, fra tutte si ricordi la Nord della Cima Grande di Lavaredo, con i fratelli Dimai, nel 1933, ma nella purezza dello stile e nella ricerca della linea estetica ideale, quella della "goccia che cade": egli andava sotto la verticale di una cima e tirava su diritto.
Famosissima e in parte inspiegabile, la straordinaria salita solitaria e senza corde della sua stessa via alla Nord della Cima Grande di Lavaredo nel 1937: exploit fra i più grandi di tutta la storia dell’Alpinismo.
Cadde per un banale incidente a causa di un cordino marcio; non stava arrampicando.
Non ha lasciato libri, tuttavia recentemente molti suoi scritti, appunti per conferenze, note e foto sono stati riuniti da Elena Marco in "Alpinismo eroico" edito da Vivalda. Altra opera interessante è quella di Spiro
Dalla Porta Xidias, "Emilio Comici, mito di un alpinista" (1988) edito da Nuovi Sentieri.