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Binario est: un viaggio sulle ferrovie più ignorate, vecchie e scalcagnate d'Europa
Bottega Errante | Marco Carlone | Udine | 08/2025 - 2a edizione | pagine 168 | 13×20

Binario est: un viaggio sulle ferrovie più ignorate, vecchie e scalcagnate d'Europa

A passo di lumaca il trenone parte illuminando con il suo occhio centrale la ferrovia buia e pesta. Il treno Chișinău-Mosca inizia così la sua lunga marcia. È il 13 maggio, sono le 21.46. Tra un giorno, sette ore e 38 minuti il nostro scorgerà finalmente la sua Itaca, alla stazione Kievskij di Mosca. Saranno le 5.24 del 15 maggio.

Dalle coste della Dalmazia ai Carpazi ucraini, un fil rouge d’acciaio collega le rotte più remote dei Balcani e dell’Europa orientale: è la ferrovia. Sebbene convogli e infrastrutture versino spesso in condizioni disastrose, nei paesi d’oltrecortina i treni giocano un ruolo chiave per il tessuto sociale locale. Sono tanti i villaggi nati intorno alle stazioni, grazie a treni che dipendono molto più da gasolio e da migliaia di braccia, che da computer e automatismi. Sono ferrovie imparziali, quelle dell’Est: c’è posto per tutte le tasche e per tutti i viaggiatori, persino le galline ogni tanto salgono a bordo dei treni. Fuori dai finestrini scorrono distese di natura selvaggia, periferie di cemento, giganti complessi industriali e mercati allestiti tra le stesse rotaie. Materiale rotabile di seconda mano comprato a basso prezzo nei paesi occidentali o addirittura scambiato con materie prime: questa è la ruvida spina dorsale delle ferrovie balcaniche, che raccoglie in ogni stazione centinaia di storie da raccontare.

Nuova edizione con un lungo racconto inedito sulla Ferrovia Transalpina di Gorizia/Nova Gorica.

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