Fabio Cammelli raccoglie storie di altri tempi: ritratti umani che tornano con forza e drammaticità da un passato lontano (la gigantessa di Ridanna, il generale Antonio Cantore, la tragedia dell’Antelao, Emilio Comici, il tenente Arnaldi e altro ancora). I racconti si susseguono sul filo della poesia e rimangono impressi nella memoria: riscoprirli tra queste pagine è un po’ come sognare.
La trama che ne è scaturita proviene da un tempo remoto, ma ancora emotivamente molto coinvolgente, offrendo al cuore la capacità di cogliere senza smarrirsi. E allora è bello lasciarsi prendere da un’atmosfera leggendaria che scivola silenziosa tra le righe di questo libro: un suono sommesso traspare nel racconto di un giovane tenente degli Alpini, avvolge la sfera intima e malinconica di una gigantessa, si sofferma sulla surreale morte di un grande alpinista e increspa le certezze di una valorosa guida alpina. Nessuno ha mai saputo cosa sia e da dove venga questo suono sommesso: forse un desiderio, o anche un incanto, la poesia struggente che accompagna gli ultimi passi dei nostri protagonisti verso la valle dell’infinito.
Storie di altri tempi ma senza tempo, racconti brevi ma infiniti, frasi che fanno riflettere se assaporate poco alla volta, leggendole sottovoce nel silenzio di un rifugio o alla luce di una candela.
Così sono da interpretare le pagine di questo libro, lasciandosi avvolgere dal pensiero che la montagna non scappa ai nostri occhi e che le parole rimangono impresse nella memoria come queste storie. In fondo è un po’ come sognare.