Kurt Diemberger, unico alpinista vivente ad aver salito due ottomila in prima ascensione e senza l’ausilio di bombole di ossigeno (Broad Peak e Dhaulagiri) racconta una vita vissuta alla ricerca dell'ignoto, delle vie mai percorse, dei luoghi inesplorati. Cercatore di cristalli a sedici anni, Diemberger ha sempre privilegiato le sfide estreme e gli ambienti incontaminati e selvaggi, siano essi le cime più alte della Terra, o il deserto di montagna dello Shaksgam o, ancora, la foresta vergine amazzonica. Tuttavia questo libro non è fatto solo di luoghi e di avvenimenti straordinari, ma anche e soprattutto di uomini, di persone e popolazioni incontrate nel corso delle spedizioni, e dei compagni di avventura. Primi fra tutti il grande Hermann Buhl, il conquistatore del Nanga Parbat, con il quale era legato durante la prima ascensione al Broad Peak nel 1957, e che Diemberger ha visto scomparire durante il tentativo al Chogolisa e Julie Tullis, compagna di cordata e partner nel «filmteam più alto del mondo» morta sul K2 durante la tragica estate del 1986.
Un brano:
"Un giorno puoi trovarti a scivolare in barca fra i fiordi della Groenlandia, oppure essere intento a correre sul ghiaccio con la slitta trainata dai cani; magari arrivi a un passo dal quale scorgi vallate nuove, o cerchi di superare un muro di ghiaccio che ti sbarra la via; potresti anche percorrere una valle fino alla sua testata cercando un passaggio in un labirinto di aguzze figure di ghiaccio; oppure trovarti nel folto della foresta e cercare di captare con la cinepresa la vita di coloro che vi abitano; potrebbe anche capitarti di essere a 8000 metri insieme a gente al limite della sopravvivenza, e renderti conto che ciascuno pensa in un modo diverso da quello che farebbe in condizioni normali. Ecco, quando tu cerchi di fissare queste tue esperienze sulla carta ti trovi a dover affrontare una nuova incognita, con tutto il fascino della scoperta e tutto il rischio del fallimento. Perché non sai come sarà il risultato. Eppure, il nostro scopo ultimo è davvero quello di realizzare i sogni senza rischio di errore? Agire come se fossimo guidati dall'esterno? Credo che, allora, tutto sarebbe terribilmente noioso e che i nostri sogni finirebbero presto. Sia lodata la vita nella quale non sappiamo se riusciremo. Per questa incertezza i groenlandesi usano la parola Imaka, che significa «forse»... incerto e ignoto."