Tradizionalmente rappresentate nei ruoli loro assegnati dalle società e culture di provenienza – ruoli di norma stanziali – non sono poche le donne che hanno partecipato al fenomeno del viaggio moderno. Il viaggio in regioni lontane, difficili da raggiungere e visitare, come sfida ai pregiudizi e ai divieti, come esperienza conoscitiva, come prova della propria resistenza. Quasi automaticamente, viaggiare ha voluto anche dire scrivere, affidare a un journal intime, o all’invenzione di un romanzo, il racconto delle esperienze fatte, delle cose viste, sentite, immaginate. La scrittura di viaggio (e talvolta il disegno, la pittura) come parte fondante dell’affermazione di sé. Le Alpi, con la loro straordinaria successione di paesaggi e di generi di vita diversi, costituivano da sole un “altrove” in tutti i sensi: un ambiente con cui misurarsi fisicamente non meno degli spazi africani e americani; un’alterità socio-culturale per chi proveniva dalle grandi città europee; luoghi ricchi di leggende e di misteri. Il volume presenta i casi di dieci donne europee che hanno viaggiato nelle Alpi tra Settecento e metà Novecento e offre una scelta antologica dei loro scritti. Attraverso passi alpini vertiginosi, vallate di volta in volta fredde e cupe, luminose e fiorite, e villaggi immersi in una secolare atemporalità fino all’avvento del turismo, si delinea uno sguardo “altro” sulle Alpi dei secoli passati che finora abbiamo solamente conosciuto nei resoconti di militari, cartografi, naturalisti, grandturisti, sportivi: uomini.