Un libro che nasce per caso di fronte a una foto pubblicata in Facebook all’interno del gruppo Schiara. Montagna regina.
Nella vita noi sappiamo che esiste la realtà. Essa si trova fuori di noi e con essa noi siamo in contatto continuo. Ma noi sappiamo che contemporaneamente esiste anche il sogno, che questo generalmente è dentro di noi. Nelle nostre menti. Nel nostro cuore. Non c’è realtà senza sogno, che esiste a prescindere dalla nostra volontà e dai nostri ricordi.
Il sogno è abbandono. La nostra mente, il nostro io, sentono spesso il bisogno di scappare, di evadere dalla quotidianità. Non si vive senza realtà, ma non si vive nemmeno senza i sogni. Forse qualcuno ci riesce. Forse. Il sogno nasce spesso perché c’è una realtà non condivisa. Senza realtà non c’è però il sogno, ma vale anche il viceversa.
A noi pare giusto poter ribadire che non si può vivere della sola realtà, nella sola realtà, come non si può vivere solo nel sogno. Talvolta la realtà coincide col sogno, persino lo supera per qualche istante. Questo è successo guardando l’immagine della Schiara che si è aperta alla nostra vista tra nebbie reali, non della fantasia.
La Schiara è la montagna del nostro primo sogno. Di quando siamo nati. Di quando abbiamo aperto gli occhi alla vita, di quando li abbiamo distolti dalla nostra madre per rivolgerli più lontano. La Schiara era già là pronta a ghermirci con la sua maestosa architettura di roccia, con la sua Gusela, con le sue Pale. Nella sua realtà, nel suo sogno. Al di là di una porta chiusa che bisognava solo spalancare. L’amore per questa montagna che si materializza a settentrione della casa ove siamo nati, si associa fortemente all’incontro avvenuto con Angelo Peruz, amico prematuramente scomparso nel 1976. Con lui abbiamo infatti iniziato a risalire a piedi la Valle del torrente Ardo dai 340 m del Borgo Pra a Belluno, dapprima lungamente per strade asfaltate ed interrate sino alle Case Bortot, poi per mulattiera fino a portarci alla conca del Pis Pilon ove alla quota di 1502 m già esisteva il Rifugio 7° Alpini. Spesso l’escursione proseguiva fino alla base della Gusela del Vescovà lungo la Via Ferrata Zacchi e talvolta sino ai 2565 m della cima della Schiara.