La ballata del vecchio marinaio racconta la storia di un favoloso viaggio, segnato dalla fatalità e dalla sfortuna. Un giovane invitato a un festino di nozze viene fermato da un vecchio marinaio e da questi trattenuto, contro la propria volontà, ad ascoltare la sua straordinaria avventura. Così egli inizia la narrazione e racconta della sua nave che dopo la gioiosa partenza, giunge nelle estreme latitudini australi in un paesaggio di gelo e di desolazione e, assediata dai ghiacci, si imbatte in un albatro, uccello di buon augurio, riesce a disimpegnarsi e a dirigersi di nuovo, grazie a venti propizi, verso i più miti climi equatoriali. Ma per un inesplicabile sussulto di gratuita perversità, il marinaio colpisce a morte il grande uccello. La nave allora entra in panna, i naviganti sono sottoposti ai tormenti della sete fino all'incontro con una nave fantasma sulla quale gli spettri giocano a dadi le vite dei marinai rapendole tutte tranne quella del vecchio marinaio. Così, abbandonato nella sua nave tra i compagni morti, in acque inquietanti e magate, tra prodigi e dolore, il marinaio compie un lungo viaggio che si conclude magicamente al porto di partenza, dove la tragica nave infine s'inabissa lasciandolo solo superstite, con i suoi rimorsi. Grande metafora del poeta che, come il vecchio marinaio, è portatore di una oscura colpa, condannato come lui sempre a narrarla a qualcuno che la raccoglierà e se ne caricherà parte del peso.