Quando uomini e montagne si incontrano
Come non si poteva andare a Berlino senza aver letto Goodbye to Berlin di Cristopher Isherwood o ad Alessandria d'Egitto senza la guida di E. M. Forster e, più tardi, senza aver magari imparato a memoria qualche linea del Quartetto di Alessandria di Lawrence Durrell, così, subito dopo l'apertura della Karakoram Highway, chi partiva dall'Italia diretto verso le Western Himalayas, quasi sempre verso la prima metà di giugno quando cominciavano ad aprirsi i passi himalayani, non poteva non avere con sé, insieme a un paio di scarponi leggeri, una camicia di flanella e uno zaino di solida tela, i racconti di Rudyard Kipling e una copia di Quando uomini e montagne si incontrano di John Keay.
Gigantesca barriera naturale che, fin da Marco Polo, ha impedito l'accesso alle favolose città orientali, per più di mezzo secolo le Western Himalayas sono state meta di viaggiatori eccentrici: mercanti che cercavano la via per penetrare dall'Asia centrale in Cina, spie e avventurieri, richiamati dall'importanza strategica e politica della regione, soldati di ventura, viandanti cinici e distaccati, esploratori entusiasti e coraggiosi, attratti dalla magnificenza delle vette.
Da sempre, perciò, le storie provenienti da questa parte del mondo hanno irradiato intorno a loro un fascino straordinario, a volte inversamente proporzionale alla loro attendibilità. John Keay è stato il primo a tagliare con il machete nella giungla darwiniana costruita dalle storie inventate e dai racconti mitici, con il risultato di ridare vita a una grande ed epica impresa durata più di mezzo secolo: la scoperta della più imponente catena montuosa del mondo, e ad un tempo di restituirci una straordinaria, e spesso davvero esilarante, galleria di personaggi: da William Moorcroft al barone Carl von Hugel, da Alexander Gardiner a Douglas Forsyth.
« La storia dell'esplorazione delle Western Himalayas, un'avventura straordinaria, accostabile solo alla ricerca delle sorgenti del Nilo».
The Times