Il toponimo San Galgano, nel comune di Chiusdino, nella provincia meridionale di Siena, sulle colline metallifere prossime a digradare fino ad annullarsi nella vicina Maremma, comprende due fra le più importanti emergenze artistiche-architettoniche del senese e della Toscana in generale: l’eremo di San Galgano sul Montesiepi e l’abbazia omonima nella piccola valle del fiume Merse. Al centro di un paesaggio prevalentemente agricolo e ad ampi tratti boscoso, l’eremo di San Galgano a Montesiepi, come costretto a raccogliersi sulla vetta dall’aspra conformazione della collina, si stringe tutto intorno ad una cappella cilindrica al cui interno si conserva la spada che il santo, in segno di rinuncia al mondo, ha infitto nella pietra. Vicino ed ai piedi della collina, si innalzano i resti della grande abbazia cistercense, costruita a partire dal secondo decennio del XIII secolo, quando il cenobio sul Montesiepi non fu più sufficiente per ospitare i monaci il cui numero era notevolmente cresciuto rispetto agli inizi: prima abbazia cistercense della Toscana e preside di quelle che successivamente vi furono fondate, la sua importanza da un punto di vista architettonico ed artistico è grandissima in quanto essa fu la porta che introdusse nella regione i metodi costruttivi, la concezione degli spazi e gli elementi stilistici del gotico, già affermati oltralpe. Eponimo dell’uno e dell’altra, un santo locale, Galgano di Chiusdino, un miles vissuto nella seconda metà del XII secolo che qui trascorse come eremita l’ultimo anno della sua breve vita e morì verso la fine del 1181; ispiratore di una piccola comunità monastica successivamente confluita in parte nell’ordine cistercense, in parte nell’ordine agostiniano, Galgano fu accolto nel canone dei santi a distanza di un quinquennio o poco più dalla morte.