In questo libro si può cogliere appieno la personalità di Rey: da un lato il grande alpinista ed esploratore che vive per l'ascensione e la scoperta, dall'altra l'appassionato scrittore che, pur con uno stile fortemente legato al suo tempo, riesce sempre a trasportarci con sé nelle sue imprese.
Il torinese Guido Rey (1861-1935), con un gran numero di ascensioni in tutto l'arco alpino e con il suo apporto culturale e letterario, ha contribuito al prestigio dell'alpinismo nostrano nel periodo a cavallo dei due secoli. Di famiglia agiata, era nipote di Quintino Sella, ministro del Regno e fondatore del Club Alpino Italiano. Con la sua produzione letteraria stilisticamente forbita e ricercata, l'elegante "poeta del Cervino" ha contribuito a divulgare una parabola della montagna in un periodo nel quale il dibattito verteva sulla vera essenza dell'alpinismo. Il superamento delle difficoltà al posto della mera ascensione di una montagna e il rifiuto dei mezzi artificiali che in quegli anni si stavano affermando: Guido Rey ha sublimato l'alpinismo (da lui definito "acrobatico") che si poneva su tali posizioni. Fu anche un apprezzato fotografo pittorico. “Il Monte Cervino” (1904), “Alpinismo acrobatico” (1914) e “Il tempo che torna” (1926) hanno avuto una notevole diffusione contribuendo alla crescita della passione per la montagna.