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Colpevole d'alpinismo
Priuli & Verlucca | Campo Quattro | Denis Urubko | Scarmagno | 2010 | pagine 335 | 14 x 21,5

Colpevole d'alpinismo

Denis Urubko è oggi un dei più grandi interpreti dell’alpinismo mondiale per la tipologia e la difficoltà delle sue salite realizzate in puro stile alpino.
Fuoriclasse di origini russe, dopo una prima forte passione per il teatro e la recitazione, Urubko si forma alpinisticamente sulle montagne del Caucaso, severe, selvagge e difficilmente accessibili, poi nell’isola di Sachalin e infine si trasferisce in Kazakistan nel 1993, inseguendo un sogno.
All’arrivo della cartolina militare, disertore in patria ed esule in Kazakistan, Urubko cerca di entrare a fare parte del gruppo sportivo dell’esercito kazako, noto per essere l’unico reparto d’alpinismo di tutta l’ex Unione Sovietica. Vive momenti molto difficili – economicamente e personalmente – prima di riuscire a ottenere il permesso di residenza, essere infine arruolato e dedicarsi a tempo pieno all’alpinismo.
Nel 1999 conosce Simone Moro, con il quale instaura subito un rapporto di grande stima e reciproco rispetto. È con Simone che conosce prima le Alpi e poi muove i primi passi in Himalaya e Karakorum, teatro delle sue più importanti dichiarazioni di stile. Uno stile pulito, alpino, per realizzazioni ideali su linee eleganti, prime assolute, prime invernali, in solitaria e in velocità.
In questo libro la brillante penna di Urubko ci racconta le sue prime grandi imprese, per lo più salite solitarie e in velocità, nei territori dell’ex Unione Sovietica, in ambienti molto selvaggi, poco frequentati, dove le temperature scendono fino a decine di gradi sotto lo zero. Teatro di queste ascensioni sono montagne come il Belucha 4506 m (Altaj, Siberia meridionale), il Khan-Tengri 7010 m (Tien Shan, la montagna più alta del Kazakistan), la Kljucevskaja sopka 4850 m (il più alto di tutti i vulcani della penisola Kamcatka), il Pik Ordzonikidze 4410 m e il Pik Majakovskij 4208 m (altre montagne del Tien Shan).
Ma ciò che più interessa nella lettura di queste avventure è lo stile di vita di un giovane che, a dispetto delle difficoltà economiche e attrezzato con equipaggiamento a volte davvero obsoleto, riesce a superare tappe di splendida audacia. Ciò gli permetterà, in seguito, di accedere alle montagne più alte del mondo, quelle dell’Himalaya e del Karakorum, e di compiervi imprese che già ora sono leggendarie.
Il racconto è caratterizzato dal continuo inseguimento dei suoi sogni, per vivere una vita in cui si mescolano ambizione, idealismo e concretezza. Il risultato è una prosa spesso assai intensa, in ogni caso sempre scorrevole, intima e riflessiva, punteggiata da un fine e caratteristico umorismo. Dopo la lettura di questo libro, come per lo humor inglese, potremo parlare di umorismo « russo ».

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