Dicono i marinai che sul mare, all'alba, «il vento scrive». Un segno fine come di chi provi su e giù il pennino di uno stilo. Ma non uniforme, perché non c'è onda che sia uguale a un'altra onda. Immergendosi in questi racconti, il lettore si ritroverà ammaliato e impotente davanti a un naufragio antartico; sarà incantato dal silenzio delle sirene; affronterà il giro del mondo in solitario; incontrerà e befferà il Leviatano; scorgerà i «Merry Men» che ballano il loro sabba infernale sulla scogliera, là dove Mare e Terra si scontrano. Un'antologia che è anche un portolano di storie, zigzagante, temerario, entusiasta, che ti lascia la piena libertà di scegliere la tua rotta, i tuoi bracci di mare, il porto sicuro in cui approdare, e da cui certo ricominciare il viaggio.
Affrontare il mare aperto è da sempre l'avventura delle avventure, la sfida da cui originano le più incredibili scoperte, la metafora stessa della vita. Per questo i più grandi scrittori si sono così spesso misurati con gli abissi.
Di questa sterminata letteratura si raccoglie qui un «gruzzolo» di racconti che cresce via via per accavallamenti, incroci, contrapposizioni, accordi e somiglianze lontane. Si disegna così una rotta precisa e appassionante, che salpa da un punto sicuro della mappa per giungere, in quattordici tappe, all'approdo finale. Un lungo viaggio, sospinti dall'inesorabile capriccio del vento.
Dal dolore struggente della vedova ciola narrato da Melville alle sorprendenti «istruzioni per l'uso del surf» impartite da London; dal racconto-cortometraggio di Roald Dahl su un assurdo tuffo in mare - da cui Hitchcock trasse un episodio televisivo - alla cruda storia dei fratelli Javel e dei loro averi, magistralmente riportata da Maupassant.
Fino al resoconto di Moitessier, il più visionario navigatore a vela del dopoguerra, vero cavaliere errante moderno.
Ma il mare è anche una categoria del «vedere», dell'immaginare, come nei racconti di Pavese e Montale, in cui si narra l'esclusione o l'inettitudine alla pratica marinara. E così il mare di Pessoa, visto da un lido di vacanza, porgerà la promessa di una dolce regressione ai primordi degli elementi, alla libertà originaria, alla calma nostalgia della contemplazione.
Allora non ci sorprenda se in questo viaggio, tra incontri imprevisti, casi strani, e anche comici, ci capitasse la sensazione di avere al nostro fianco un'ombra che non è un'ombra, un compagno segreto, come nel racconto di Conrad o nei ricordi di Shackleton, come durante le esperienze estreme. Come con la letteratura.