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Cerro Torre
Versante Sud | I rampicanti | Kelly Cordes | Milano | 08/2017 | pagine 408 | 12,5 x 20

Cerro Torre

60 anni di arrampicate e misteri svelati sul grido di pietra

Kelly Cordes incarna lo spirito dell’alpinismo più di qualsiasi altra persona di mia conoscenza. Lo ammiro per come si dedica completamente alla scrittura e alle montagne. Ed è uno dei miei narratori preferiti. Non riesco a immaginare nessuno di meglio, per raccontare la storia del Cerro Torre.”
Tommy Caldwell, alpinista

All’estremità meridionale dell’Argentina, tra sterminati ghiacciai e le estepas ondulate della Patagonia, sorge una guglia di roccia e ghiaccio, alta 3.128 metri: il Cerro Torre. Considerata da molti la vetta più bella e di maggior attrattiva del mondo, ha visto i tentativi degli alpinisti più tecnici e tenaci. Reinhold Messner, tra i più grandi di sempre, lo ha definito “un grido di pietra”.
Ma attorno al Cerro Torre aleggiano controversie fin dal 1959, quando Cesare Maestri ne rivendicò la prima salita. Il suo compagno di cordata Toni Egger morì lungo la discesa e generazioni di alpinisti di fama mondiale hanno cercato di ripercorrere la sua linea di salita, trovando però solo contraddizioni. Nel 1970, infuriato per via dei dubbi e ossessionato dall’idea di ribadire il suo successo, Maestri utilizzò un compressore alimentato da un motore a scoppio per trapanare lungo la parete del Cerro Torre centinaia di chiodi, a distanza ravvicinata, tanto da poter essere usati come pioli di una scala. La Via del Compressore diventò subito una tra le vie più controverse del mondo e nei decenni a seguire sarebbe stata la più ripetuta per giungere in vetta.
Nel 2012 Hayden Kennedy e Jason Kruk, due alpinisti giovani, talentuosi e idealisti, rimossero molti dei chiodi di Maestri e le polemiche tornarono di nuovo a imperversare. Che ruolo dovrebbe giocare l’attrezzatura nelle realizzazioni degli alpinisti? Chi ha il diritto di alterare una via o una parete?
Qual è l’impatto delle circostanze storiche sulla nostra etica della montagna? E soprattutto: qual è il fine ultimo dell’alpinismo? La vetta o la scalata? Questa storia di hybris, eroismo, ideali, spedizioni epiche offre al lettore uno sguardo sulla condizione umana e scandaglia alcuni dei motivi per cui ci lanciamo in imprese temerarie che, a un livello superficiale, possono apparire prive di valore.

 

 

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