L'Istituto Geografico Militare e l'Ente Cassa di Risparmio di Firenze rinnovano quella fruttuosa collaborazione che rese possibile, nel 2004, la pubblicazione del monumentale Italia, Atlante dei Tipi Geografici, riedizione dell'Atlante di Olinto Marinelli del 1922.
Le due istituzioni hanno infatti deciso di procedere alla pubblicazione del volume del ricercatore Luca Lupi, che ha condotto a termine i suoi lunghi studi e le sue ultra decennali ricerche sulla Dancalia, con particolare riferimento alle regioni abitate dalla popolazione Afar e note come "triangolo degli Afar", una delle zone più disagiate del pianeta, eppure straordinariamente importante da un punto di vista geografico, geologico ed etno-antropologico. L'Istituto Geografico Militare, fin dagli anni '80 dell'Ottocento, fu impegnato in Dancalia, in difficilissime condizioni ambientali e di lavoro, con i propri Ufficiali e Topografi civili che, nel giro di alcuni decenni, riuscirono a portare a termine la prima completa immagine cartografica, geometricamente corretta, che è andata a costituire un patrimonio documentario gelosamente custodito presso i propri archivi, e a cui l'autore del volume ha necessariamente attinto a piene mani. La vastità dell'argomento e la ricchezza del corredo fotografico (foto panoramiche, storiche ed aeree, immagini da satellite) e cartografico raccolto hanno imposto la suddivisione della pubblicazione in due volumi, di cui il presente rappresenta esclusivamente la prima parte.
Se le esplorazioni di questa regione del secolo '800, descritte nel primo volume, furono caratterizzate dalle scoperte di natura "geografica" finalizzate alla scoperta di strade che aprissero nuove vie economiche per i commerci tra l'altopiano etiopico e il Mar Rosso, quelle del secolo successivo, descritte in questo volume, ebbero nello specifico una fortissima caratterizzazione "cartografica-geologica". Così come auspicava l'esploratore Leopoldo Traversi nel 1883, gli italiani nel secolo '900 studiarono a fondo la Dancalia, dando un ulteriore enorme contributo scientifico alla conoscenza della regione.
Inizialmente le esplorazioni furono di tipo "coloniale" e "militare", finalizzate alle conquiste territoriali ed alla conoscenza del terreno, con lo scopo di fornire dati cartografici di supporto alle Unità e Comandi in operazioni, parallelamente la maggior parte delle spedizioni ebbero quale meta la scoperta della "geologia" dell'Afar, attività iniziata nel 1905-06 da Giotto Dainelli ed Olinto Marinelli e mirante, soprattutto, alla individuazione e sfruttamento di utili giacimenti minerari (quali: salgemma, solfati e minerali vari, petrolio).
La lunga epoca dei fratelli Pastori, in particolare, rappresenta l'esemplare impegno italiano in Dancalia nel settore minerario. Con la conquista dell'Etiopia, la ricerca fu organizzata in maniera ancora più sistematica soprattutto per la ricerca del petrolio, come ben sottolinea la missione AGIP del 1937-38.
Dopo la caduta dell'AOI, alcuni italiani rimasero ancora per molti anni in Dancalia e nelle regioni etiopiche, e spostarono la ricerca sulla geologia pura che ebbe come periodo di punta quello compreso tra la fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '70, specificatamente ad opera delle grandi spedizioni di università e centri di ricerca. Questo periodo di grandi scoperte scientifiche nella regione etiopica, considerata ormai da tutti i geologi del mondo l'area ideale per la comprensione del processo di formazione di un nuovo oceano a partire dalla frammentazione di una massa continentale, si interruppe forzatamente a causa dei gravi eventi politici che portarono alla caduta di Hailè Delassiè ed alla presa di potere di Derg (1974) ed alla successiva ascesa al potere di Menghistù.
Dopo un breve periodo di stasi, l'azione italiana nel campo geologico riprese con l'inizio degli anni '80, grazie all'esplorazione geotermica e alla ricerca dell'acqua, ad opera di alcune società italiane che, sfruttando le conoscenze ed il personale tecnico-scientifico formatosi in quel periodo, lavorarono per alcuni anni nella Dancalia meridionale, in Etiopia e a Gibuti.
Il secondo volume, oltre a riportare ed evidenziare le esplorazione più significative del secolo '900, approfondisce ed evidenzia il fondamentale contributo scientifico dato dagli italiani nella conoscenza di questa complessa, affascinante e misteriosa Regione della Terra.5