Nel centenario della morte dell'autore una nuova edizione annotata del capolavoro di Scipio Slataper "Il Mio Carso" in un'elegante tascabile di facile lettura con la prefazione e le accurate note di Anna Storti
Scipio Slataper il 3 dicembre 1915 morì sul monte Podgora, in una azione di pattuglia per la quale si era offerto volontario. Nel centenario della grande guerra Transalpina pubblica una nuova edizione de “Il mio Carso” uscito nel maggio 1912, a Firenze, per i tipi della Libreria della Voce, dell’allora studente ventiquattrenne non ancora laureato. L’opera è quella di un giovane che sentiva di avere molto da dire ai giovani suoi contemporanei e che per questo si impegnò precocemente nella scrittura, a Trieste negli anni del liceo, poi a Firenze all’università, collaborando a giornali e periodici, impaziente di pubblicare i suoi scritti e di farsi conoscere, quasi presagisse la brevità della sua esistenza
Opera, forse imperfetta - ma affascinante proprio per questo - di un giovane che si sentiva “poeta”, anche se questa restò l’unica opera “creativa” che poté vedere pubblicata. La prefazione e le accurate note della curatrice sono necessario ausilio a contestualizzare il testo, non solo dal punto di vista storico ma anche psicologico dell’autore. L’analisi stilistica di questa prosa altamente espressionistica è la chiave per l’interpretazione degli slanci emotivi e delle pause di meditazione. Notevole lo sforzo didattico nella traduzione delle locuzioni dialettali tali da ricreare l’ambiente culturale triestino tanto diverso da quello fiorentino con cui Slataper si confronta.
In copertina: "Scipio" opera pittorica dell'artista triestino Ugo Pierri