Pubblicato dall'editore parigino Gallimard nel 1961, Les conquérants de l'inutile riceve l'immediato favore di un pubblico vastissimo, non solo per la fama internazionale del suo autore – il più grande alpinista francese del momento – ma per la qualità letteraria rivelata in pagine inaspettatamente sofferte, sincere e originali. Lionel Terray partecipa alle più importanti spedizioni extraeuropee. Le sue conferenze sono affollatissime. I film che lo vedono protagonista – sia documentari sia a soggetto – vincono le prime edizioni del Festival di Trento. Negli anni Cinquanta, Terray è una stella delle alte quote, quando iniziano a essere viste con occhi nuovi, entusiastici, e i volti degli scalatori appaiono sulle copertine dei settimanali di grande tiratura.
Un clima culturale che esce vivido dalle pagine di questa autobiografi a "antieroica", grande classico della letteratura di montagna dal titolo provocatorio e allo stesso tempo elegiaco. Conquistare l'inutile è l'apparente dichiarazione di un fallimento. Che in realtà nasconde il gesto nobile di un agire gratuito, lontano dalle logiche quotidiane. Solo grazie a quell'inutile si può mettere a rischio la vita, si possono affrontare fatiche immani. Si può arrivare al limite, per toccare una cima.